Negli ultimi anni ho gestito più migrazioni verso Microsoft 365 in contesti differenti — PA, PMI e terzo settore. La variabile che fa davvero la differenza è la preparazione. Primo: analisi e replica controllata. Prima del cutover, creo un ambiente di test il più vicino possibile al reale: sincronizzazione Entra ID, posta, connettori e regole di trasporto, verificando domini e ruoli. Secondo: finestra “grigia” di 24–48 ore. Programmo un periodo in cui i client possono accedere sia al legacy che al tenant M365; in questa fase monitoro autenticazioni, code SMTP e segnalazioni utenti. Terzo: rollback scritto e provato. Definisco un trigger chiaro (es. >5% utenti impattati) e una procedura di rientro verificata in laboratorio, con responsabilità assegnate e tempi massimi. Quarto: licenze e gruppi. Pre-assegno licenze e policy con gruppi dinamici su Entra ID/PowerShell, testando casi limite (shared mailbox, applicazioni IMAP, dispositivi legacy). Quinto: monitoraggio post-migrazione. Per 7–10 giorni tengo sotto osservazione errori di invio/ricezione, autenticazioni, latenza e spazio caselle; invio un breve report di stabilità con eventuali correzioni. Con questa sequenza ho ridotto incidenti e tempi persi, mantenendo il progetto nei costi.
Alessandro Sorce